domenica 15 febbraio 2015

Una come me



Per una come me, che ha i raggi del sole e il loro calore nelle viscere, fatta per metà di salsedine e brezza che profuma di arancio e limone. E di terra, quella a volte arida, ma che sa comunque dare gli agrumi e frutti più dolci e buoni. Quella terra che mi ricorda il volto di mio nonno attraversato da rughe, che altro non sono che i segni della sua dedizione al lavoro, dei sacrifici di una vita, e di tempo.
Di quelle domeniche in cui mi portava con sé nelle campagne e raccontandomi storie, raccoglieva a mani nude frutti da alberi, di cui lui stesso si era preso cura, per farmene assaporare la bontà. O di foglie trasformate, quasi per magia, in barchette. E d' improvviso tutto diventava possibile, e la mia immaginazione salpava su quell' imbarcazione all' apparenza troppo fragile, ma in grado di portarmi lontano.
Per una come me che ancora oggi in quelle campagne sente che tutto è rimasto "fermo", che il tempo non ha avuto la capacità di apportarne cambiamenti, perché in fondo è bene che a volte il tempo lasci le sue tracce solo sui volti di uomini e donne.
Per una come me, che ha i pensieri che fanno il "rumore" del mare che si infrange inesorabile sugli scogli. Che proprio in quel mare infinite volte ci ha trovato delle risposte. E pace.
Per una come me che dentro una conchiglia ci sente davvero il suono rassicurante delle onde. E del vento che scompiglia i capelli, e che come mani di donna, tesse fili. E vita.
Per una come me che quella conchiglia la porta in valigia, perché a chilometri di distanza da casa, ha sempre bisogno di trovarlo il mare. E anche risposte.
Per una come me fatta un po' di azzurro, quello del cielo, quello ritagliato tra pezzi di nuvole sparse qua e la. Di quelle nuvole camaleontiche, mai stanche di assumere le forme più strane.

Da tutto questo ho capito che il coraggio di andare via lo si trova solo quando si lascia aperta la porta del ritorno. E non importa se col tempo diventa solo uno spiraglio.
Forse piano piano anche un sampietrino, una torre alta che sbuca fuori da un sali e scendi di tetti rossi, scorci di strade nuove, improvvisamente diventano TUOI.
E da un panorama da cui non riesci a vedere la fine, hai l' impressione che laggiù in fondo potrai lo stesso scorgerne il mare. E allora è di nuovo CASA.






martedì 6 gennaio 2015

Che i miei passi possano attraversare terre sicure


Fino a prima che iniziassi l'università gennaio era il mio mese preferito.
Cioè sia chiaro lo è ancora adesso, ma non è colpa mia se qualche mente acuta ha deciso di mettere le sessioni di esami giusto nel mese del mio compleanno.
Allora tra un libro e l'altro, tra l'ansia dell' imminente esame e la voglia di -scusatemi il termine, ma credo che in questo caso me lo lascerete passare- fottersene, tra un concetto di diritto e quell'idea del regalo che vorrei, confusamente attendo che arrivi il giorno in cui potrò celebrare me stessa e in cui avrò un altro anno alle spalle ed uno nuovo che si apre dinanzi a me.
L' idea è sempre la stessa, che gli anni corrono, manco fosse una maratona, e se poi in realtà lo fosse, cavolo, vorrei almeno sapere qual è il premio di tutta sta corsa e sta fatica.
Quest' anno che il compleanno lo trascorrerò lontano da "casa", (che poi ormai a dirla tutta, ho davvero sperimentato il senso dell' affermazione "casa è dove c'è il cuore", che non è un luogo comune o una frase fatta, no! È la pura realtà. Anche se ti trovi a miglia di distanza da quella che fin ora è stata casa tua, probabilmente, con le persone del cuore intorno, ti senti sempre nel posto giusto) e che una nuova avventura si sta materializzando ai miei occhi, ho un solo grande augurio: che i miei passi, in qualsiasi terra, luogo, spazio, d'ora in avanti, attraverseranno sempre terreni solidi e stabili così da non vacillare mai. E fertili, soprattutto, di quelli che sanno sempre produrre cose buone. Ed io con tutti i miei buoni propositi, ne ho bisogno di spazio per vederli finalmente fiorire.
E spero di potere fare sempre fede su quella promessa che mi sono fatta mesi fa e che adesso ha trovato la giusta collocazione su un angolo della mia pelle. Rigorosamente dal lato del cuore. 














sabato 20 dicembre 2014

Will you be my Santa?


All i want for Christmas is you.
Pensando alla lista dei desideri, dei regali, di quelli già sotto l' albero e di quelli ancora da comprare. Del resto il regalo last minute è una tradizione.
Quindi my dear Santa, ricordati che sono stata buona quest' anno, e che al Natale mancano 4 giorni, hai ancora tutto il tempo…


  • Scarpe:

Hogan




L'F shoes:




Fratelli Rossetti:


Versione low cost su Alexoo.it:


  • Abbigliamento:



Zara: fur gilet


Calzedonia




  • Make up:
Ysl



Sephora (gloss rivelatore di colore)


  • Cura del corpo:
Profumo Mathilde M.




lunedì 1 dicembre 2014

Holly Jolly Christmas




Primo Dicembre.
Lunedì.
Non un lunedì qualunque.
Oserei dire l' inizio per eccellenza. Di una nuova settimana, di un mese. E soprattutto, sottolineerei, l' inizio di quello che per me, checché se ne dica, è il periodo più magico dell' anno. 
Natale.
Quello che io chiamo il "capodanno" dei buoni propositi, dei buoni pensieri, quelli per cui vale la pena sentire il cuore in festa.
Io che addobbo casa tanto quanto ogni angolo della mia vita. E del cuore. 
Michael Bublè ha ripreso a cantare canzoni natalizie, e la mia sveglia ogni mattina, sulle note di "let it snow", fa il suo dovere. O almeno ci prova.
Una Yankee Candle che profuma, raggiungendomi fin sotto le coperte, in quell' ingorgo di lenzuola che so crearmi con una maestria che fa invidia. Solleticando i miei sogni così da tornare pian piano alla realtà.
L' avevo detto che c' era magia. Se non è magia quella di un risveglio meno traumatico. E succede solo a dicembre.
Il caffè della mattina, in quelle colazioni speciali in cui si ha il tempo di trovarsi tutti attorno ad un tavolo per scambiare due chiacchiere. Senza fretta e senza impegni.
Tutto intorno poi, scintille di luci come se piovesse. Lucciole capaci di illuminarti anche l' anima. Raggiungendoti lì dove a volte ci barrichiamo, pensando di essere al sicuro.
E glitter. Al punto che neanche un pantalone ricoperto di paillettes -che diciamolo probabilmente metteremo solo una volta l' anno- potrà sembrare esagerato.
Che tanto se fosse per me camminerei pure su un tappeto di glitter per lasciarne le orme. Lasciarne il segno.
Natale è raggiungersi, ri- trovarsi, stringersi, e raccontarsi.
Natale è la macchina del tempo perfetta. Capace di portarti indietro nel tempo, in quella foto un po' ingiallita che trovi in fondo ad un cassetto. Oppure capace di mangiarsi chilometri e chilometri di distanza, finendo nel preciso istante di un lungo abbraccio.
Natale è l' unione, anche se dovesse trattarsi di quella tra testa e cuore, che si sa non è cosa così semplice.
Natale è quel ricordo, in onore del quale ogni anno, indipendentemente da tutto, festeggiamo. Perché dopo tutto Natale è un' idea di felicità al di là della vita quotidiana.
E' l' opportunità che si da al cuore per CREDERE. Credere qualsiasi cosa esso voglia.
Credere soprattutto che sarà possibile.















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